MANUEL, PEPPINO E LA DOLCE VITA

Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Cordì

 

 

I° TEMPO

 

Manuel e Peppino sono tristi. Non conoscono nessuna donna al mondo e si sentono profondamente infelici ed inutili. Manuel ogni tanto prende l’aratro e scava un solco tra lui stesso e Peppino; Peppino colma quel solco con calde lacrime di dolore. Un giorno Manuel apprende una notizia. A Samo è arrivata una comitiva di turiste basche. Manuel, allora, si precipita verso il centro del paese ponendosi una domanda: “Come mai non c’è nessun idraulico ad attendere tutte queste vasche?”: Manuel, però, si accorge presto che non si tratta di vasche ma di basche. Una turista di quelle, una certa Vita Spericolada, si avvicina all’artista-autista. Gli dice in un orecchio: “ Ma lo sa che lei è una persona estremamente sensibile, affascinante, potrei dire anche mirabile; lei mi ricorda fortemente il cielo della mia amata Spagna in un pomeriggio di giugno inoltrato”. Manuel con un filo di voce riesce a chiedere alla donna come si chiama. “ Vita” risponde lei. “Oh, dolce vita” sussurra Manuel. Che inserisce le due mani nelle tasche dei pantaloni e comincia a gironzolare per la piazza come un mentecatto. Manuel viene adocchiato, però, da Antonio Magnago. Antonio si avvicina al musicista-interpetre-autore; lo prende dal bavero della giacca e gli urla in faccia: “ Ehi, tu, stronzo,  lo sai con quale nome sono più conosciuto io?”. Manuel giura che non lo sa. “ Il bell’Antonio” gli fa Magnago che aggiunge: “ E sai chi mi ha scritto?”. Manuel non sa un cazzo ed ha anche paura di farsela addosso. “ Vitaliano Brancati” fa l’energumeno. “Per cui niente dolce vita, ne dolce Vitaliano; non pronunciare mai più quelle parole”. Manuel fugge verso il lavandino; ed arriva davanti al bar di Ciccio Talia. Peppino, intanto, sta cercando un maglione nell’armadio della casa che divide con Manuel. Ne trova uno girocollo. Improvvisamente -nessuno ne capirà mai il motico- Peppino si ricorda dell’Argentina nella quale ha vissuto quando era ancora una persona seria e dignitosa. Peppino stringe a se il maglione girocollo e mormora: “ Oh, dolce Evita”. Flashback: Peppino è in Argentina, a Tandil. “Un vero paese del cazzo” sta pensando. Lo vediamo correre felice per i prati di Tandil. Corre libero e leggero come una libellula. All’improvviso si ode il rumore di una telefonata; una voce femminile dice:” Peppino… Peppino… Io sono Pamela Prati: perché stai correndo su di me?”. Fine del falsback. Torniamo a Peppino che sta stringendo nelle mani il suo maglione girocollo. Ha l’aria di uno che sta ricordando intensamente qualcosa. Si sente un suono di arpa. ( Deve essere il tipico suono di quando nei film un personaggio sta ricordando qualcosa. Peppino infatti ha appena ricordato il suo flashback). Peppino prende ora coscienza di se stesso. Fa una faccia strana. Sembra non capire qualcosa. Attizza le orecchie. Capisce. Va verso l’armadio. Apre un’anta e vi trova dentro un suonatore di arpa che sta suonando appunto un arpa: suona quella musica che abbiamo sentito. Peppino è stupito. Il suonatore gli dice. “ Mi scusi non avevo dove esercitarmi, ho trovato solo quest’armadio!”.

 

II° TEMPO

 

Al lavandino ci sono Manuel e Peppino. Manuel vede Marcello che manca da Samo ormai da un paio d’anni.Chiama dunque l’amico Marcello per salutarlo. Peppino stringendo ancora il suo maglione fra le mani si avvicina al lavandino. Una donna giunonica, completamente nuda salvo per un maglione che ha addosso sta facendo il bagno dentro al lavandino di Samo. E’ altissima, bionda, sembra una Venere greca e non parla l’italiano. Proprio mentre Manuel sta andando a stringere la mano a Marcello, la donna ammaglionata indicando Marcello dice: “ Marcello, came here, vieni Marcello”. Manuel rimane con la mano a mezz’aria. Marcello si volta verso il lavandino. Peppino ha un moto di gelosia, “ Chi sei Venere dell’acque?” chiede alla donna. Marcello arriva al lavandino con l’intenzione di entrarvi dentro; vede Peppino e gli domanda. “ peppinu pecchi teniti ssu maglioni nte mani?”. Peppino dice: “ E’ un girocollo, mi ricorda Evita”. Marcello allora gli fa: “ Non è megghiu chigliu?”, e gli indica il maglione che ha addosso lo giunonica che sta facendo il bagno nel lavandino. Peppino guarda bene quel maglione ed esplode in un urlo: “ E’ un dolcevita”. Marcello si tuffa nella fontana pensando “ma si… Forse ha ragione lei!”. Manuel abbraccia Peppino, la giunonica si toglie il maglione. Peppino recupera il maglione e fugge verso le montagne di Samo. Stacco sull’ultima scena: Peppino ha i due maglioni in mano (quello girocollo e quello dolcevita) e accarezza una pecora. Sembra molto intimo con quell’ovino. Ha l’aria sognante; sembra che stia pregustando qualcosa di inatteso e sorpredente. Bacia la pecora ripetutamente e sussurra” Evita… Evita…amore mio”. Getta via i due maglioni. Ultima Inquadratura sullo sguardo preoccupato della pecora. 

 

 

 

Dedicato ad Antonio Aprile, lui non ha bisogno di pecore. (GC)