SAMO è un comune della provincia di Reggio Calabria, con popolazione ac­centrata. Vi sono le località disabi­tate di Taglio di Ferraina, Jofrida, Litri, n territorio - Kmq. 50,11 -confina con quelli dei Comuni di Africo, Cosoleto, San Luca, San­t'Agata del Bianco, nel versante orientale dell'Aspromonte, nella fascia collinare pedemontana alla sinistra della fiumara Laverde. L'a­bitato è su un ripiano arenaceo, alla sinistra del profondo vallone di Santa Caterina. E' a 302 metri sul livello del mare, a 90 Km. da Reg­gio Calabria, cui è collegato per una strada provinciale che si allaccia alla statale 106.
Si vuole sia stato edificato dai Samii di Grecia giunti fortunosa­mente sulle coste. Onde si disse che fosse nato Pitagora. Nel Quattro­cento era segnato col nome di Crepacore, mutato presto in Precacore. Capoluogo di una baronia tenuta dai Marullo di Condoianni (1496-1554), dai quali passò agli Squarciafico (1554-1569), per ritornare agli stessi marullo (1569-1588), e poi passare ai Tranfo (1588-1743)
che nel 1.654 vi incardinarono il titolo di Duca, ed infine ai De Fran­co dal 1743 fino all'eversione della Feudalità (1806). Distrutto dal ter­remoto del 1783, poi da quello del 1908 in seguito al quale il paese venne ricostruito nel luogo attuale. Per la legge del 19 gennaio 1807, sotto il nome di Crepacore veniva riconosciuto "Luogo" ossia Uni­versità, ed incluso nel cosiddetto governo di Bianco. Venne ricono­sciuto Comune in virtù del decreto 4 maggio 1811, istitutivo degli stes­si. Nel 1911 assunse l'attuale deno­minazione. Dall'altra parte del vallone di Santa Caterina rimangono i ruderi dell'insediamento originario di­strutto dal terremoto del 1783.
L'economia è a base agricola. Le produzioni più notevoli sono olive, castagne e miele. Il patrimonio zoo­tecnico è costituito dal bestiame suino, ovino e bovino. Un tempo si allevavano il baco da seta e vi si coltivava il lino. E' in Diocesi di Gerace-Locri. La Parrocchia è inti­tolata a San Giovanni Battista. Il Patrono, San Giovanni Battista, è festeggiato il 24 giugno ed il 29 agosto.
Gli abitanti sono detti Samesi. Dall'esistenza di Samo colonia greca, non sembra poter dubitare dietro l'autorità di Erodoto, il quale nel Libro IV, Erato, della sua storia dice, che «i Samii coi Milesii della Jonia fuggendo da Dario re di Per­sia, vennero a ricoverarsi in Sicilia presso Zancle, odierna Messina, ad invito degli stessi Zanclei, che ave­vano bisogno di aiuto contro i Sicoli coi quali erano in guerra. Da dove vennero espulsi dai Messeneii,passarono a stabilirsi in Cala­bria, dove i Milesii si trasferirono ad Occidente fondando Mileto, ed i Samii ad Oriente, dove a distanza di 5 miglia dal Capo Zefirio edificaro­no Samo, così denominata anche dal nome della Patria loro. Ciò avvenne nel 492 a.C. Quin­di, pervenuti i Samii in Calabria, come si è detto, si diressero ali' in­terno verso i monti, e fissarono la loro prima sede al piano nel luogo, ora detto La Verde; stendendosi probabilmente al di là del fiume; che non era allora così allargato nella contrada chiamata Rudina, come attestano i ruderi. Che dap­prima sieno stabiliti nel piano anzi­ché sul monte, ce lo prova il fatto; poiché tutte le colonie Greche, scelsero sulle prime luoghi piani, capa­ci di coltura e di immegliamento, e che non abbandonarono, se non in tempo di incursioni, per sottrarsi alle quali scelsero i monti e le rupi, poggi riparati e di difesa, che li garantissero dalla rapacità, e dalla violenza.
Così dunque deve ritenersi abbiano fissato la loro sede sul pia­no, dove durò per secoli, facen­do la sua com­parsa tra le città convicine. E, se la tradizione ri­ferisce il vero, Samo nella sua floridezza conta­va 80.000 abi­tanti, ed aveva anche il suo navale. Qui vide la pri­ma luce Pitagora fondatore della scuola Italica in Crotone, se si può sostenere, e tener per dimostrato, che lo stesso realmente abbia sorti­to i suoi natali in questa Samo, ma dovremmo far rimontar la sua fon­dazione a più di 72 anni prima; poiché Pitagora si dice nato 564 anni a.C. E' vero che alcuni seguen­do il Barrio, fanno la nostra Samo fondata da una colonia venuta tanto innanzi, alla quale dicono si unì quella arrivata dalla Sicilia ai tempi di Anassilao reggino, come racconta Erodoto citato. Intanto parecchi scrittori lo affermano tra i quali Ci­cerone nelle Tusculane, Aristosse-no, Aristarco, Laerzio, Porfirio, Suida, Costantino Lascaris, San Tommaso D'Aquino che nel suo I Methaph. Arist. dice: «Pitagoras natione Samius, sie dictus a qua-dam Calabriae civitate.».
Però il Barrio, non lasciandosi illudere dal patrio amore, ritiene che sia nato in Samo, isola nell'Ar­cipelago della Grecia. Comunque sia, è una gran fortuna averlo avuto, se non cittadino di nascita, almeno di elezione, ed a maestro.
E "se non si può sinceramente vantar la gloria di aver avuto a no­stro concittadino il gran Pitagora, nessuno può togliere quella di aver avuto altri Samii, come Duri Samio
isterico, che scrisse dei confini di Samo con Reggio e Locri; Ippone Pitagorico diverso dal reggino, e Melisso discepolo di Pamenide, con tanti altri, che la lunga notte dei secoli ci ha involato, o che, rimaste le loro gesta tra le patrie mura, poi­ché, la nostra Samo ebbe a diletto di vivere tutta a sé, e fuori della diplo­mazia delle altre città greche, la storia non ci ha tramandato. Ma non è piccola gloria l'aver la nostra Samo tra l'è prime abbracciato la re­ligione di Cristo, non è fra le altre prove anche un argomento il Cenobio dei P. Basiliani, che ammise nel suo seno appena il loro ordine per­venne in Italia". Tale cenobio sussi­ste fino a che l'or­dine non andò presso di noi in decadimento, che avvenne verso la fine del secolo XV con la muta­zione del rito gre­co nel latino, pas­sando quindi la sua piccola Badia in commenda al­l'arciprete di Cre-pacore, che pren­de perciò anche il titolo di Abate Commendatario del Monastero dei Basiliani della Verde. La Badia comprendeva La Verde, i Giardini, ed il Prato. Qui cade a proposito no­tare, che nella parte inferiore di Samo vi era una chiesetta di San Carlo, che ora è letto nel fiume la Verde, nel cui largo si faceva la fie­ra della Croce di maggio e di set­tembre, che adesso si fa nel primo del Convento del Crocefisso, tra­sferita l'anno 1678; per cui il Duca di Sant'Agata l'apriva a suon di tamburo, e vi esercitava giurisdi­zione. Vi erano a Samo numerose chiese, tra le quali la Chiesa Parrocchiale, essa è dedicata a San Gio­vanni Battista, è la chiesa più gran­de e più in basso; orientata, evi­dente fattura ottocentesca, con di­versi affreschi, scialbi e piuttosto recenti: probabilmente si tratta del­la ricostruzione dell'antica chiesa dopo il terremoto del 1783.
Oltre alla Chiesa Parrocchiale vi era la Chiesa di San Sebastiano, che è la chiesa più piccola e più in alto, sorge accanto al palazzo signorile che dominava l'antico paese: orien­tata, con un impianto risalente al XV secolo circa e numerose tracce di affreschi di varia età, fra cui una "Deesis" (Pantokrator in trono, con la Madonna e San Giovanni), una fi­gurina virile in abito rinascimenta­le, San Sebastiano dal corpo efebico e un Vescovo mitrato di foggia seicentesca. Ha prothesis e diaconi-con, ma praticate a nicchia, non sporgenti all'esterno e nemmeno l'abside centrale e sporgente. Il diaconicòn è largo quasi la metà della prothesis. La copertura del tetto era a Capanna e le. quattro superfici esteme sono lisce. L'ingresso è pra­ticato nella parete occidentale, di fronte all'abside. Sopra l'ingresso c'è una finestruccia quadrata. Mate­riale: pietre e laterizi intonacati.Un'altra Chiesa e quella dell'Annunziata, dove su un'altura, sorgono degli ammassi di costru­zioni con in piedi il pilastro di un vano svasato verso l'interno (fine-strone o porta?), dal lato occidenta­le. A detta di contadini incontrati sul posto, l'ingresso si apriva, ap­punto ad Ovest e l'altare era ad Est. Nell'angolo di Sud-Ovest, ora crol­lato, dicono fosse una raffigurazio­ne della Madonna, ora trasportata a Samo.Dalle tracce della pianta, si deduce che era rettangolare. Il vano su indicato si apriva per due metri al centro della parete Ovest ed a quat­tro della parete Sud, c'è una picco­la traccia di costruzione, forse semi­circolare, di circa un metro di altez­za. Materiale: pietre miste e tegole. Molte altre chiese esistettero a Samo, ricordiamo quella di Santo Stefano presso la fìumara La Verde, un piccolo edificio dì pietre e matto­ni listato da due assise dì mattoni a intervalli quasi regolari, di cui oggi restano in piedi alcuni resti delle pareti. Un'altra era quella di Sari Ferdìnando, un edificio moderno, a tre navate con torre campanaria a pianta quadrata.Oltre ai ruderi di Crepacore, e del Castello^ Pitagora si possono ammirare i ruderi della Rocca Medievale di Paleocastro, sulla vetta del Monte Castello.Nel 1980 è avvenuto il gemel­laggio tra Samo di Calabria e Samo di Grecia, con una suggestiva ceri­monia alla quale sono intervenute le autorità e rappresentanze greche.La visita è stata ricambiata nel novembre del 1986 con una nutrita rappresentanza calabrese accolta con un grande entusiasmo dai "cugini" greci,La Samo moderna è cittadina ac­cogliente conosciuta ed apprezzata soprattutto per la miracolosa acqua di Pizzica, eccellente soprattutto nei casi di calcolosi.Di recente è stata anche attrezza­ta di un pic-nic in località "Rungia", dalla quale si può raggiungere an­che l'area di Campolico.