Lunedì 20 Ottobre 2014

PRIMO PIANO

INTERVISTA A BEPPE GANDOLFO

Giuseppe "Beppe" Gandolfo è nato a Torino il 19 marzo 1959. È iscritto all'Ordine dei giornalisti del Piemonte-Valle d'Aosta come professionista dal 19 febbraio 1991. Ha collaborato con Telesubalpina Torino e Avvenire. Assunto per 8 anni all'Agenzia Ansa, oggi lavora al Tg5 e ha la qualifica di corrispondente dal Piemonte e dalla Valle d'Aosta .

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Buongiorno Signor Gandolfo benvenuto sul nostro sito.

Grazie a voi ed un caloroso saluto a tutti visitatori di www.tuttosamo.it.

Lei è favorevole alla modifica dell'articolo 18 proposto dal presidente del consiglio Matteo Renzi? Crede che sia davvero il metodo piu' efficace per creare occupazione?

Non ho le conoscenze sufficienti per dare un giudizio completo. L’unica certezza è che qualcosa vada fatto. Anni e anni di parole e pochi fatti ci hanno portato in questa situazione davvero grave: adesso occorre intervenire con coraggio e forza e smuovere il mercato del lavoro. La modifica dell’articolo 18, da sola, serve a poco. Bisogna creare le condizioni affinché le aziende tornino ad assumere.

Nel Mezzogiorno ed in Calabria in particolare il calo demografico e' impressionante. Non sarebbe giusto colmare tale lacuna investendo anche al Sud con progetti seri da parte del nostro Governo?

Certo che bisognerebbe investire nel Meridione, ma con investimenti giusti e mirati. I fondi europei, ad esempio,ci sono ma occorre destinarli a progetti veri e realizzabili, altrimenti finisce come tutte le varie iniziative che in questi anni sono rimaste sulla carta, o peggio hanno arricchito sempre i soliti noti.

I nostri migliori giovani laureati stanno tutti andando via dall'Italia, mentre quelli che ci restano a stento riescono ad arrivare a fine mese (come ad esempio la categoria dei precari calabresi Lsu-Lpu), che svolgono da oltre quindici anni servizi fondamentali nei propri Enti utilizzatori senza contributi pensionistici. Non sarebbe quindi ora di ridare dignità a tali lavoratori che svolgono quotidianamente il proprio dovere?

Certo che sì. Come rispondere diversamente. Solo i giovani sono la speranza del nostro futuro. Se non investiamo sulle nuove generazioni e diamo certezze ai giovani l’ Italia andrà a picco.

Parlando un po' di Lei e del suo lavoro come ha deciso di diventare giornalista?

E’ il sogno che covavo fin da ragazzino, a 16 anni. Sono stato fortunato perché sono riuscito a realizzarlo, grazie anche a tanta tenacia. Ho cominciato nei giornaletti locali, poi nelle tv private. Dopo anni e anni di gavetta sono approdato all’Ansa e nel 1991 sono diventato giornalista professionista. Dal 1998 sono corrispondente per le reti Mediaset dal Piemonte e Valle d’ Aosta.

Domanda sullo sport, di calcio in particolare. Sarebbe favorevole a far arbitrare le gare del nostro campionato a fischietti stranieri per evitare la cosiddetta "sudditanza" piscologica?

Assolutamente sì. L’errore di fondo è che attualmente l’Associazione Arbitri è una costola della Federcalcio, quindi in qualche modo condizionata e condizionabile. Si faccia un bel bando internazionale e vinca il migliore.

Sappiamo che lei è un grande tifoso del Torino. La sua opinione sull'operato del presidente Urbano Cairo in questi anni?

Dopo un inizio strabiliante, squadra costruita in una settimana e promozione dalla B alla A alla prima stagione, le cose sono andate via via peggiorando. Il successo immediato – credo – ha illuso Cairo, gli ha fatto credere di essere un presidente vincente. Poi per tanti anni ha compiuto errori di ogni tipo. Da quando, tre anni fa, ha affidato la squadra a Giampiero Ventura e ingaggiato Petrachi come general manager le cose sono decisamente migliorate e il Toro è tornato in Europa dopo 20 anni. Se si impegnerà anche nella costruzione del Filadelfia (lo stadio del Grande Torino e la fucina di tanti campioni) la sua presidenza passerà alla storia.

La ringraziamo per la sua cortese disponibilità invitandola prossimamente ad un intervista telefonica su tuttosamo.it

Grazie e buon lavoro! Un abbraccio alla cittadina di Samo da Beppe Gandolfo.

 

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