Martedi 25 Novembre 2014

SPORT

INTERVISTA A VITTORIO CAPORALE

(Campione d'Italia Torino 1975/76

Vittorio Caporale nato a (Moimacco- Udine, 25 Febbraio 1947) è un ex calciatore italiano , di ruolo difensore, campione italiano nel 1976 con la maglia del Torino.

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Buongiorno Signor Caporale, onorati della sua disponibilità e cortesia. Lei è cresciuto nelle giovanili dell'Udinese. Quali sono i ricordi piu' cari di quella sua esperienza?

Buongiorno a tutti i lettori di tuttosamo.it. Rispondendo alla domanda, si è vero è trascorso molto tempo da allora. Sono i ricordi di un ragazzo spensierato che inseguiva un sogno e lottava per farlo avverare senza pensare a nient'altro. Erano tempi diversi da quelli attuali; mi ricordo che facevo decine di km a piedi o in bici solo per andare ad allenarmi (inverno o estate, freddo o caldo) non faceva differenza. Raggiunsi presto la prima squadra e dopo quattro stagioni passai al Bologna in  serie A.

Successivamente quindi venne acquistato dalla squadra emiliana dove però incontrò qualche difficoltà con il mister Bruno Pesaola. Fu questa la causa del suo addio dalla società rossoblù?

Diciamo che fu questa la causa e alla fine anche la mia grande fortuna. Bologna era senz'altro "un isola" felice, e la sua gente meravigliosa. Sentivo l'affetto dei tifosi che mi apprezzavano, ma purtroppo c'era qualcuno che non la pensava a quel modo...Pesaola andava molto a simpatie al di la della capacità del giocatore. Mi sono preso comunque una bella rivincita negli anni a seguire.

Nel 1975 il suo arrivo al Torino dove conquistò uno storico tricolore. Avrebbe mai immaginato di diventare campione d'Italia con la squadra granata?

Sono arrivato a Torino in punta di piedi senza aspettarmi grosse accoglienze ma sperando in una vera opportunità. Tale opportunità è arrivata e l'ho colta al volo arrivando a coronare un sogno inaspettato dimostrando col tempo di essere un buon giocatore. Sono stati senza dubbio anni indimenticabili.

Con quale compagno di squadra legò di più? Ci può descrivere inoltre quale fu il suo approccio sul terreno del Filadelfia?

Eravamo un gruppo molto unito, il Toro era una seconda famiglia e il presidente Orfeo Pianelli era un padre per tutti noi. Si era creata un amalgama talmente spontanea che ci faceva fare grandi cose. Personalmente legai con tutti, da Castellini a Sala, da Pecci a Santin e Zaccarelli, con i quali ancora mi sento saltuariamente. Il Filadelfia era l'olimpo del calcio a Torino; era un qualcosa che andava oltre, un luogo sacro coperto da magia e ricordi gloriosi; un eredità molto importante per tutti noi. Ogni giocatore che l'ha calcato lo porta con fierezza nel cuore come qualcosa di speciale, l'abbiamo fatto rivivere della sua gloria ed è un dolore vederlo ora in quelle condizioni.

Nel calcio moderno si parla tanto di moviola in campo. Sembra che la federazione italiana sia favorevole a questa nuova tecnologia. Secondo lei sarebbe la vera soluzione per il nostro campionato?

Io sono più orientato al calcio tradizionale del mio tempo, dove non c'erano grosse tecnologie e il calcio ed il tifo era visto come passione pura e vera. Mi rendo conto altresì che gli enormi interessi su cui ruota oggi il calcio necessitino di un adeguamento e di un progresso. Il calcio oggi è solo "business" e il baratro in cui sta sprofondando quello italiano oggi ne è la prova. La partita della domenica ha perso definitivamente il suo antico fascino e significato, credo che le soluzioni per il calcio italiano si debbano trovare in altri settori e la moviola in campo è l'ultimo dei mali, i giovani e la loro valorizzazione e l'eliminazione di giocatori stranieri inutili, sono invece la primaria necessità.

La ringraziamo per il suo intervento al nostro portale.

Un caloroso saluto ai vostri visitatori ed un arrivederci a presto, da Vittorio Caporale.

 

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